Gabba-Freney (Val Veny), rif. Monzino. Percorso di lunghezza media e difficile, su ferrata facile e tratti di sentiero ottimo, ben segnalato. Ambiente maestoso ed emozionante.
finish:
distanza:
dislivello:
durata:
rif. Monzino (2577 m)
4,0 km (7,9 km a/r)
1010 D+
2h00'-3h00' / 1h30'-2h00'
difficoltà:
qualità:
quota max:
terreno:
/ EEA
2577 m (rif.Monzino)
fer 40%, snt 55%, str 5%
Il Monte Bianco si protende verso la Val Veny con due creste colossali: la cresta di Peuterey verso SE e la cresta di Brouillard verso S. In mezzo, formano un grande vallone sospeso triangolare, a sua volta diviso in due valloni da una cresta meno evidente: la cresta dell’Innominata. Il vallone di Dx (E) è occupato dalla colata del ghiacciaio di Freney ed è chiuso in cima dai famosi “pilastri del Freney”. Quello di Sx (O) racchiude il ghiacciaio di Brouillard e termina in alto con il pilastri di Brouillard, il picco Luigi Amedeo e i contrafforti del Monte Bianco.
Questi nomi bastano da soli a giustificare l’alone leggendario del luogo. E fanno capire l’importanza e l’attrattiva del rifugio Monzino (2577 m).
Il Monzino sorge su una spalla della cresta mediana, l’Innominata. E’ stato costruito nel 1965, in sostituzione della precedente capanna Gamba. Oggi serve gli alpinisti che compiono le arrampicate sull’aig. Croux e l’aig. Noire de Peuterey, come pure quelli diretti ai bivacchi ad alta quota e alle più difficili vie al Monte Bianco.
Per gli escursionisti rappresenta una meta molto interessante per tre ragioni. Permette un itinerario con una parte in ferrata, facile e divertente. Offre lungo tutto il percorso un ambiente e un panorama pazzesco. E’ piuttosto corto.
L’itinerario inizia nei pressi di Gabba e del Bar Roger e Richard Pramotton, fermata “Area Pic-Nic”. Dopo un breve tratto su strada sterrata, prosegue sul sentiero nel bosco e su morena, in comune con l’itinerario al lago Marmotte fino alla base del canalone di Freney. Dopo il bivio, sale alla prima fascia di rocce attrezzate, facili. Poi, continua su sentiero in salita nel vallone di Freney, puntando verso la fascia rocciosa a Sx, dove sale la via ferrata vera e propria. Dopo 150 m di ferrata moderna, attrezzata alla perfezione, si compiono brevi tratti alternati di sentiero e ferratina, che portano sulla cresta dell’aig. de Chatelet, dove è posto il rifugio.
E’ un itinerario bello e divertente, ma che si deve rispettare. Gli escursionisti molto bravi e attrezzati possono pensare a un giro molto bello e difficile al biv. Borelli-Pivano, passando dal col Chasseurs.
Caratteristiche tecniche.
Itinerario di lunghezza medio-corta, non faticoso, ma in ambiente di alta montagna.
La parte su sentiero è ben tracciata e segnalata. Non presenta difficoltà o pericoli, tranne che in caso di maltempo.
La parte attrezzata e di ferrata si può suddividere in tre settori. Il primo, dopo il bivio, è su placconate inclinate, piuttosto facile e molto sicuro, con abbondanza di staffe metalliche. Il secondo, la via ferrata vera e propria, è piuttosto verticale, ma non difficile. In ogni caso, è richiesto il set da ferrata completo (non è consentito salire senza). Il terzo è costituito da due brevi segmenti più facili, intercalati a tratti di sentiero.
Aspetti panoramici.
Un itinerario bello dall’inizio alla fine.
La salita è emozionante per lo scenario creato dal grande salto roccioso con cascata che scende dal ghiacciaio di Freney, sovrastato dalla colossale piramide dell’Aiguille Noire de Peuterey.
Dal rifugio il panorama si spinge in alto, verso l’aig. Croux e il Monte Bianco. Ai lati si allarga alle enormi pareti che spiovono sui ghiacciai. Uno spettacolo top.
Altre informazioni
- rapporto dislivello/distanza: 12,8%
- n. salite: 2 (1L + 1C)
- difficoltà escursionistica: EEA
- passaggi difficili/pericolosi: sì (tratti di ferrata)
- tratti incerti: no
- punti appoggio/ristoro: rif. Monzino
- punti di rifornimento acqua: rif. Monzino
- periodo consigliato: fine giugno – metà settembre
- fattibilità in inverno: no
- attrezzatura escursionistica: normale da escursionismo, set da ferrata completo (indispensabile)
- attrezzatura trail running: normale da trail running, set da ferrata completo (indispensabile)
- segnaletica: 16
- famiglia: > 10 anni
- copertura rete mobile: presente quasi ovunque (ril. 08/2021)
Descrizione
1. Gabba-Freney – bivio Lago delle Marmotte (1748 m)
1,5 km / 150 D+ / 0h30′-0h45′ / 0h15′-0h25′
1 salita corta
Dall’area parcheggio, proseguire sulla strada sterrata. Dopo un breve tratto rettilineo, la sterrata curva a Dx e supera due torrenti e punta verso NE. Poco oltre il secondo ponete si stacca a Sx il sentiero n.16-18 (segnavia “Rifugio Monzino”). Dapprima il sentiero sale per ca 0,5 km in un bosco, poi taglia verso O su morena. Attraversato il torrente Freney su una passerella, si continua su terreno morenico fino al bivio con il sentiero n.18 per il lago delle Marmotte (cartello segnavia, 1748 m).
2. Bivio Lago delle Marmotte – Rifugio Monzino (2577 m)
2,5 km / 800 D+ / 1h30′-2h15′ / 1h15′-1h40′
1 salita lunga
Al bivio, prendere il sentiero n.16, che sale a Dx verso il vallone di Freney. Il sentiero procede a piccoli tornanti su pendio morenico, tra erba e cespugli, sul lato DxOr del vallone. Si giunge, così, alla base di una prima fascia di rocce (1869 m), costituita da una serie di placche lisce e inclinate, attrezzate a via ferrata, con numerosi gradini a staffa e corde fisse. Passando di placca in placca, si superano ca 130 m D+, fino all’inizio di un pendio erboso, che si sale a brevi tornanti, alla Sx del grande salto roccioso che scende dal ghiacciaio. Spettacolare la vista della cascata, con l’aiguille Noire sullo sfondo. Il sentiero porta a Sx, alla base di una seconda fascia rocciosa, con indicazione di via ferrata (obbligatorio disporre del set da ferrata completo).
La parete, quasi verticale, è solcata da due percorsi che si uniscono a metà altezza. Quello di Sx è il vecchio percorso, rinnovato, che in genere si usa in discesa. Attaccare quello di Dx, costituito da brevi pareti e camini verticali, con numerosi gradini (staffe) e corde fisse con rimandi piuttosto ravvicinati. Dopo ca 140 m D+, si continua su pendio erboso, fino ad altre due brevi fasce rocciose attrezzate, più facili, che permettono di raggiungere il crinale tra l’aiguille de Châtelet e il rifugio. Un ultimo tratto su pendio erboso porta alla spalla su cui sorge il bel rifugio Monzino. Incredibile il panorama, che spazia dalla torre aguzza dell’Aiguille Noire alle immani pareti che scendono dal Monte Bianco.
Ritorno
1. Stesso percorso dell’andata
1h40′-2h15′ / 1h10′-1h30′
Accesso
IN AUTO
Da Courmayeur, percorrere per ca 1,5 km la S.Co per Larzey/Entrèves. A un bivio all’altezza di La Saxe, imboccare a Sx la strada della Val Veny indicazioni). Da Courmayeur, si può anche seguire la S.St per il tunnel del Monte Bianco e, dopo 1,5 km, prima dei paravalanghe, prendere a Sx la deviazione che immette sulla S.Co, poco prima del bivio per la Val Veny.
Dopo un tratto lineare e alcuni tornanti, si supera il santuario di di Notre-Dame de la Guérison in forte salita. Dopo aver superato alcuni canaloni, la strada si addentra in Val Veny pianeggiante. Passato il bivio per Peuterey, nei pressi di Zerotta la valle si allarga. Si superano i campeggi della Val Veny, la caserma (a Sx), l’abitato di Gabba (a Sx) e il Bar Roger & Richard Pramotton (a Dx). Dopo 100 m (ca 6,3 km dal bivio di La Saxe e 7,8 km da Courmayeur) la strada è sbarrata al traffico. Una strada sterrata a Dx porta al parcheggio di Freney, da dove si prosegue a piedi.
CON MEZZI PUBBLICI
Dal piazzale Monte Bianco a Courmayeur, prendere l’autobus della Val Veny, che passa anche dal Municipio. Dopo 20′ ca, scendere alla fermata “Area Pic-Nic” e proseguire a piedi.
Punti problematici
La fascia rocciosa è costituita da una serie di placche lisce, non verticali, collegate da terrazzini, rampe erbose e canalini rocciosi.
Le placche sono state attrezzate con file di staffe molto fitte, scalette e corde fisse moderne, con rimandi vicini e sicuri. Nel complesso, la salita è molto facile e divertente. Se si valutano correttamente le proprie capacità e si prendono le misure di sicurezza conseguenti, può essere un tratto per nulla pericoloso.
E’ sicuramente il tratto tecnicamente più impegnativo della salita.
La fascia rocciosa è costituita da una successione di pareti, camini e diedrini quasi verticali, collegati da rampe erbose e canalini rocciosi. Strisce di roccia scura e piccoli tetti, che chiudono o fiancheggiano le pareti, accentuano il senso di verticalità (in realtà, non così forte).
Anche qui, però, le strutture rocciose sono state attrezzate con file di staffe molto fitte, e corde fisse moderne, con rimandi vicini e sicuri. Basta saperle usare nel modo corretto e i rischi, pur sempre presenti, possono essere contenuti.
Varianti
In discesa, superate le due brevi fasce rocciose superiori, e raggiunta la seconda fascia rocciosa, cominciare la discesa su gradini e corde fisse come all’andata. A circa metà percorso, oltre alla fila di gradini e corde fisse che scende un poco verso Sx, fatta all’andata, se ne nota un altra simile, che scende un po’ verso Dx. Conviene seguirla nel caso sopraggiunga qualche comitiva sul percorso normale.
La difficoltà e i tempi sono più o meno gli stessi.
In preparazione.